22 Febbraio 2016 – Questa mattina ci siamo trovate con un gruppetto di simpatiche signore, a cui si e’ aggiunto un gentile signore tedesco (finalmente un uomo!), nel quartiere di Toa Payoh per un tour sul tema HDB, il sistema di public housing di Singapore, ossia le case costruite dal governo nelle quali vivono l’80% dei cittadini di Singapore, grazie ad un sistema di accesso agevolato da incentivi pubblici.
Il progetto HDB rappresenta uno degli innegabili successi della città stato, che ha consentito ai cittadini di poter usufruire di sistemi abitativi dignitosi, economicamente accessibili ai più, in quartieri ben forniti di servizi.Con lo sviluppo del programma, tra alcuni recenti e futuri HDB vi sono anche progetti d’avanguardia, per efficienza, creatività e modernita’, come The Pinnacle a Duxton, che oggi abbiamo visitato, o future incredibili costruzioni i cui modellini sono esposti nella HDB Gallery.

La prima considerazione è che Singapore è una città tutta da scoprire. In questo senso, Toa Payoh è un quartiere popolare molto piacevole, con HDB  ben tenuti e gradevoli alla cui base si presentano moltissimi negozietti di ogni genere: caffetterie, sarto, riparazioni di oggetti elettronici e non, centri estetici, mani-pedicure, l’immancabile hawker… l’impressione è quella di un quartiere vivo, in cui la gente esce, mangia all’aperto, che ricorda un po’ l’atmosfera dei quartieri di una volta.

Charlotte, la nostra ormai fidata guida, ha iniziato a spiegarci la storia di Toa Payoh: da quando era aperta campagna con bestiame e coltivazioni, abitazioni fatiscenti, baracche ed alta criminalità fino alla costruzione del primo HDB, che lo ha reso un quartiere modello per il futuro sviluppo abitativo di Singapore.

Procedendo lungo i portici incontriamo la sede di quartiere del Partito (il partito quasi-unico di Singapore, PAP), che “presiede il territorio”. Charlotte ci ha spiegato che, tra altre ragioni, anche varie barriere burocratiche, ad esempio l’obbligo di versare 6000 dollari per candidato, hanno reso difficile lo sviluppo di una vera opposizione.

Più avanti, abbiamo avuto la fortuna di visitare il santuario della Goddess of Mercy in piena attività, con offerte di frutta, incensi e colori, visto che era l’ultimo giorno del Chinese New Year. Il santuario era in passato caratterizzato dalla presenza di un enorme Banyan Tree, che purtroppo è caduto nel 2013; ma non disperiamo, la natura vince sempre e un nuovo albero sta germogliando dalle radici del precedente.

Il culmine della gita è stata la visita al HDB Hub, un luogo simbolo di Singapore dove praticamente ogni cittadino viene almeno una volta per procedere alla richiesta di una casa. Stringenti i criteri, tra i quali bisogna essere cittadini di Singapore, essere sposati o avere un’età minima di 35 anni… e altro ancora. La maggior parte delle richieste riguardano l’acquisto; le case sono offerte a prezzi molto competitivi e pagate con l’aiuto di finanziamenti statali, quindi molto convenienti.

C’è un solo problema: dopo 99 anni la casa ritornerebbe allo Stato (come in Gran Bretagna, le case si dividono in freehold e leasehold, queste ultime hanno una “scadenza” e dopo tot anni tornano al proprietario della terra – nel caso degli HDB il governo… un concetto per noi astruso!). Uso il condizionale perché i famosi 99 anni non sono scaduti per nessuno degli HDB, infatti il primo risale solo al 1959; nessuno sa cosa realmente succederà: potrà il governo togliere la casa o richiedere un altro pagamento ai suoi cittadini? Chissà… Comunque, i proprietari di questi appartamenti, passati i primi 5 anni dall’acquisto, possono pure vendere e passare la patata bollente dei 99 anni di leasehold ;))

Una corsa in metropolitana ci ha portate a Outram, per raggiungere il famoso HDB Pinnacle@Duxton: la “casa popolare” più alta del mondo con i suoi 50 piani e la sua struttura architettonica d’avanguardia. Pagando un biglietto di 5 dollari è possibile salire sulla terrazza al 50esimo piano e godere di un fantastico panorama sul porto e sulla città. Da qui, tra l’altro, si vede l’isola “discarica” di Pulau Semakau, oggi trasformata in parco ecologico per la porzione già utilizzata e per il resto in via di ampliamento. In effetti, mi ero chiesta dove Singapore buttasse l’enormità di rifiuti prodotta, e la fantastica Charlotte ci ha pure spiegato questo durante questa gita super-istruttiva: Singapore ha un paio di inceneritori e, appunto, un’isola “landfill” sigillata dal mare con le migliori tecnologie (naturalmente).

Dunque è stata una bella gita, estremamente interessante. Grazie Charlotte e grazie belle signore, ho imparato un sacco di cose su Singapore!

Elena Milani