Che splendida gita oggi con la nostra super guida Charlotte Chu, alla scoperta dell’artigianato locale, ormai in mano all’ultima generazione: prima tappa ad ammirare gli uccelli canterini in un angolo nascosto di Ang Mo Kio, e a visitare l’artigiano che fabbrica ancora a mano queste spledide voliere: Teng Leng Foo. Al nostro arrivo – tra imponenti ma anonimi HDB – un prato costellato di pali ricurvi su cui sono sospese gabbie multicolore contenenti quattro tipi di uccellini. Davvero una vista sorprendente qui a Singapore.
Seconda tappa, non meno interessante, a visitare Wai, l’ultimo artigiano rimasto a Singapore che – nel suo piccolo e affollato appartamento – produce le teste dei leoni che servono per il “lion dance” in occasione del Capodanno Cinese o per festeggiare l’apertura di un nuovo negozio. Una passione che questo signore nutre dall’adoloscenza, quando faceva parte di una troupe di lion dancers – all’epoca in cui questa forma di danza si praticava solo dopo aver imparato le arti marziali. Scopriamo che le maschere fatte a Singapore sono diverse da quelle che si trovano in Cina e che anche la coreografia qui è diversa, in quanto racconta la storia di un leone che deve sormontare una montagna. La nostra guida ci spiega anche che tra i primi “lion dancers” in Cina c’erano anche molti rivoluzionari che usavano la danza come metafora per cacciare l’ultima dinastia imperiale dei Ching.
Risalite sul nostro van, veniamo poi trasportate nella bottega di Tay Guan Heng, dove tre fratelli proseguono la tradizione iniziata dal loro nonno 80 anni fa di modellare grossi joss sticks (incensi) utilizzati nei templi durante i festeggiamenti per il compleanno delle varie divinità. Amos, il maggiore, ci mostra una foto dell’albero da cui viene preso e polverizzato il legno che poi si usa per fabbricare questi incensi. Si tratta di un parente della cannella, cosa che si riconosce più dal colore che dall’odore. Ci fa toccare con mano la pasta di acqua e legno che viene utilizzata per fare queste meticolose sculture, mentre i due fratelli sono impegnati a rifinire e colorare queste splendide sculture.
Infine, ci rechiamo a Toa Payoh, dove lavora un sorridente artigiano che ancora adesso fabbrica stupende lanterne di bambù e garza, poi colorate a mano e usate nei templi. Oramai, questo signore ultra settantenne ne fabbrica poche – l’attività principale è la produzione di sculture di carta da bruciare durante le feste – ma ci mostra con orgoglio l’album delle foto delle sue creazioni, inviate in tutto il mondo.

Lisa Rabolini